Ayurveda, termine derivato dalle parole sanscrite ”Ayus” (vita) e “Veda” (conoscenza rivelata), significa letteralmente la “scienza della Vita”, ma anche, secondo una libera interpretazione, la “scienza della lunga e piena vita”. Quest’antica medicina affonda le sue radici nel mito: nel Charaka Samhita si racconta che quando le malattie comparvero sulla terra, alcuni saggi, provenienti da ogni angolo della terra, si riunirono nel “luogo più vicino al cielo”, l’Himalaya, mossi da compassione per la sofferenza dell’umanità. Meditarono dunque con quest’atteggiamento altruistico e trovarono l’aiuto di Indra, signore degli dei, e così inviarono uno di loro, Bharadvaya, presso il dio per imparare l’Ayurveda. Quando ritornò tra gli uomini, Bharadvaya trasmise le conoscenze ottenute ad Atreya che ebbe sei discepoli, ognuno dei quali scrisse un trattato.
Questi trattati andarono perduti, tranne l’opera di Agnivesa giunta fino a noi, almeno parzialmente, nella forma del Charaka Samhita. Un altro mito racconta che Dhanvantari, medico degli dei, fu mandato da Indra sulla terra per diffondere la medicina ayurvedica. Dei suoi discepoli, Sushruta era esperto nell’arte della chirurgia e scrisse il Sushruta Samhita, che contiene anche la medicina generale. Più tardi, in epoca posteriore, Vagbhata scrisse l’Asthanga Hridaya che descrive l’Ayurveda in forma poetica. Questa scienza trae le sue origini dai quattro Veda, i più antichi libri a noi tramandati dalla millenaria tradizione indiana e soprattutto dall’AtharvaVeda, del quale l’Ayurveda è considerato parte integrante. Praticato in India e nei Paesi vicini come sistema medico autoctono, l’Ayurveda, che si basa su una concezione olistica dell’uomo, è utilizzato da tempo immemorabile sia per la prevenzione della buona salute sia per la cura delle malattie.
L’Ayurveda si differenzia dalla medicina occidentale soprattutto per il modo di concepire e intendere la vita. Per la moderna medicina occidentale, fino a quando una persona ha un corpo in grado di esplicare le sue funzioni fisiologiche, è da considerarsi sana, mentre la scienza ayurvedica, maestra di conoscenza di una filosofia di vita onnicomprensiva, asserisce che solo una persona fisicamente, mentalmente e spiritualmente sana può essere considerata davvero viva e in salute. Secondo l’Ayurveda, salute non significa solo assenza di malattie, una persona è davvero sana solo quando il suo corpo è privo di disturbi e la sua mente, i suoi organi di senso e la sua anima sono in uno stato di equilibrio tanto perfetto da donare felicità e stato di benessere.
Entrando più nel dettaglio è da considerarsi sana una persona che ha l’equilibrio dei tre dosha: Vata, Pitta, Kapha. Questi sono gli elementi vitali responsabili delle funzioni e delle disfunzioni degli organi del corpo, le tre energie biologiche e biodinamiche che permettono la vita e l’interazione continua con le condizioni ambientali. Nel loro normale funzionamento i dosha agiscono, come costituenti di base e come barriera protettiva per l’individuo. Quando si trovano in squilibrio, invece, contribuiscono all’instaurarsi di un indebolimento generale e poi all’insorgere della malattia. Di conseguenza ne deriva che in questo sistema di medicina orientale sono prescritti svariati tipi di terapia indispensabili per mantenere in equilibrio i tre dosha tanto per i pazienti malati quanto per le persone sane.
Le terapie ayurvediche preliminari (Shamana) sono generalmente suddivise in due grandi categorie: Langana o terapia di drenaggio o decongestionante e Brhimana o terapia nutritiva o rinforzante. La prima categoria è suddivisa in Swedana (sudorazione) e Rukshana (disidratazione), mentre la seconda categoria, quella nutritiva, viene a sua volta suddivisa in Snehana, la terapia con gli oli, e Stambhana, ritenzione. Tra queste la più rilevante e sicuramente la più conosciuta nel mondo occidentale è senza dubbio la terapia con gli olii, fondamento dell’intero sistema ayurvedico.
Essa, infatti, svolge un ruolo insostituibile sia per la conservazione e la promozione della buona salute sia per la prevenzione e la cura delle malattie. Due sono i modi con cui questa terapia viene somministrata ai pazienti: o con la più classica applicazione esterna sotto forma di massaggi (abhyanga) o con enteroclismi oleosi (anuvasana basti), ma è soprattutto il massaggio, visto addirittura come una sorta di chirurgia esercitata con le mani, a essere ritenuto il fulcro ed il perno di tutte le terapie ayurvediche. Insieme a delle buone abitudini di vita e a un’alimentazione sana, è infatti il massaggio a essere ritenuto la terapia fondamentale per la cura e la prevenzione delle malattie.
Secondo i testi sacri dell’Ayurveda, una persona che voglia conservare e promuovere la propria salute o prevenire e curare i propri disturbi dovrebbe utilizzare la terapia del massaggio ogni giorno. Esso, infatti, purificando il corpo e riequilibrando i suoi centri energetici (marma e chakra), non solo aiuta a far circolare i fluidi vitali e a eliminare i materiali di rifiuto del corpo e della mente, ma ristabilisce anche quell’armonia psico-fisica che è alla base della salute e della bellezza. I suoi scopi specifici sono poi prevalentemente quelli di prevenire e correggere i processi dell’invecchiamento favorendo la longevità, aiutare a superare la fatica e lo stress causati dai frenetici ritmi di vita attuali e favorire il sonno migliorandone la qualità.
Durante questa pratica le mani del massaggiatore scorrono in modo alternativamente dolce ed energico sul corpo del paziente comodamente steso a terra su un morbido materassino di cotone o su un lettino. Il massaggio ayurvedico è in tutto e per tutto personalizzato: si utilizzano diverse manualità, oli specifici per ogni singolo dosha, cioè per ogni costituzione e tipologia psicofisica e luci più o meno soffuse in base alle necessità di ognuno.
Prima di una seduta è importante informare il massaggiatore delle proprie condizioni fisiche e metterlo al corrente se, per esempio, si soffre di qualche disturbo cronico o ci si è recentemente sottoposti a un intervento. In generale, qualsiasi dettaglio che influenzi il proprio stato di salute può essergli di aiuto per la personalizzazione del trattamento, per indicargli le zone che hanno un bisogno maggiore e affinché prenda tutte le accortezze necessarie al caso specifico. La riuscita della seduta, che dura 60/90 minuti, è sicuramente influenzata anche dalle condizioni e dell’ambiente in cui si opera. Per favorire la distensione ed il rilassamento, indispensabili per lavorare sul corpo, non potranno quindi mancare durante il trattamento un ambiente calmo e tranquillo, adeguatamente riscaldato e illuminato da una luce tenue, la diffusione di incensi ed essenze profumate e l’accompagnamento di musiche rilassanti o mantra indiani.
Consigliato quindi a chi vuole prevenire l’invecchiamento estetico e organico, ideale nei cambi di stagione per aiutare il corpo ad eliminare le tossine, il massaggio ayurvedico, rende più belli, disintossica, riequilibra, dà un generalizzato senso di benessere e migliora tutte le funzioni corporee. E’ proprio per questi motivi che esso, rafforzando in concreto l’intero sistema immunitario, è tanto utile al trattamento di molte malattie ostinate altrimenti difficilmente curabili. Per esempio, il massaggio ai piedi, curando la sciatica e i problemi muscolari o venosi degli arti inferiori, dona a essi forza e vigore.